versión original en castellano Lettera pubblicata sul numero di Agosto 2008 della rivista CampoBase da parte di Nora Dorian
5 anni fa, dopo un incidente a cui fecero seguito varie operazioni al ginocchio, feci conoscenza con un gruppo di arrampicatori. Ero depressa e il contatto con loro fu molto positivo a livello personale. L'amicizia che si formò fra i membri del gruppo e l'emozione di questa nuova attività mi aiutarono molto.
L'arrampicata è uno sport gregario, che ti spinge a stare con gli amici, a conoscere te stesso, ad avere fiducia negli altri.
Raggiungere un obiettivo implica dedizione, responsabilità, conoscere e fonderti con la natura. Ti obbliga continuamente a superarti.
Vivo a Maiorca, in un angolo di mondo apprezzato non solo dagli abitanti dell'isola e dai turisti, ma anche da arrampicatori che giungono da tutto il mondo
Nel 2006 ero a Cala Serena, Maiorca, insieme a Udo Neumann, Jan, e Simon, tutti ex o attuali arrampicatori.
Là incontrammo Chris Sharma, Brett Lowell, Peter Mortimer e Miguel Riera.
Cala Serena, con le sue scogliere strapiombanti, grotte e tetti, offre mille possibilità per la pratica dello psicobloc (DWS).
La spiaggia non c'è. Se cadi l'unico modo per uscire dall'acqua è una corda fissata alla parete.
In caso di onde potenti e di forti correnti è praticamente impossibile uscire senza l'aiuto di qualcuno.
Quel giorno il mare era agitato. Non sembrava una buona idea scalare su quelle pareti senza una corda ausiliare. Nonostante ciò, con fare scherzoso, Miguel ci lasciò le sue cose: cellulare, chiavi della macchina, orologio... Chris se ne andò poco prima che Miguel cominciasse a scalare, augurandogli buona fortuna. Brett, appeso alla parete era pronto a filmare. Peter si calò su una cengia per le riprese laterali. Io e gli altri 3 presenti sfruttammo l'occasione per scattare qualche foto.
Miguel cominciò a scalare su una via facile, mettendosi in pose teatrali per le telecamere; fino a che, simulando una caduta, si gettò in mare.
Si accorse immediatamente che non poteva avvicinarsi alla parete per risalire.
Ogni tentativo risultava via via più difficile e lo stancava sempre più.
Miguel era visibilmente spaventato. Cominciò a gridarci di chiamare il 112.
Senza rendercene conto ci trovammo tutti immersi in una situazione tesa nella quale dovevamo salvare una persona senza esserne preparati.
Io e Jan cominciammo a correre di casa in casa in cerca di un salvagente. Finalmente trovai un bambino che ce ne diede uno, anche se sgonfio.
Jan lo gonfiò il più rapidamente possibile e lo legammo immediatamente a una corda che Udo teneva nel portabagagli.
Udo si accingeva a lanciare il salvagente in mare, ma visto il suo peso ridotto e il forte vento, la cosa più probabile era che sarebbe stato sbattuto contro la scogliera, forandosi.
Vista la situazione, senza dire altro, mi tolsi i sandali, presi il salvagente, discesi la parete fino ad arrivare a pochi metri dall'acqua e saltai.
Con una mano intorno al salvagente e nuotando con l'altra mi avvicinai a Miguel.
Quando arrivai al suo fianco la prima cosa che mi disse fu: "di tutti quelli che c'erano, proprio tu ti dovevi buttare?"
Però dovevavmo ancora uscire da lì. I ragazzi tirarono la corda fino a farci raggiungere la fune fissata alla scogliera.
Con un altro gesto di coraggio, Miguel uscì per primo dall'acqua, mentre io lottavo contro le onde.
Appena uscii dall'acqua Peter che stava filmando mi disse: "Che fortuna avere un compagno di scalata come te!.
Dopo l'accaduto, Peter promise di farmi avere il materiale ripreso quel giorno.
Dovetti aspettare l'uscita di King Lines per capire perchè non me lo aveva mandato.
Due anni dopo Peter e Josh presentarono King Lines, un film che ricevette vari premi.
Guardandolo riconobbi gli attimi di quel giorno Cala Serena. Nelle sequenze del video , Miguel crea intorno a sè un'immagine spettacolare,
dove un atto di imprudenza e mancanza di rispetto verso i suoi amici e la natura, che avrebbe potuto avere esiti drammatici, si trasforma in un gesto di coraggio e spirito.
La scena dura poco, però è di grande impatto per il pubblico.
Nella pellicola si omette quello che accadde realmente.
Non dice nulla di quando mi gettai in mare per salvare Miguel, ne' dei 5 testimoni che erano presenti sulla scogliera
I produttori del film scelsero sequenze di diverse registrazioni, di due zone a 10 kilometri di distanza riprese in giorni distinti.
Con interventi di post-produzione ricrearono una situazione inesistente e fittizia editando il materiale per farlo sembare la ripresa di un solo
giorno.
Nonostante ciò si possono notare sbagli evidenti anche se a prima vista non si notano.
Miguel indossa pantaloni di due colori diversi quando scala e quando esce dall'acqua dopo la caduta; Chris indossa pantaloni gialli sulla scogliera prima di gettare il salvagente e rossi quando la lancia.
La pellicola vuole mostrare il coraggio di un arrampicatore che si getta in mare, e il grande spirito del compagno che lo salva e che
nel film è Chris Sharma, non io.
Sono convinta che tutti dobbiamo valutare i nostri limiti.
Per vincere la natura, in questo caso le alte pareti e la forza dell'acqua, praticando questo sport dobbniamo rispettarli.
Un momento di idiozia, come riconosce Miguel Riera nel film "only stupids like me...", può portarci a perdere la vita e a mettere a repentaglio quella degli altri.
E questo non può essere trasformato inpunemente in un atto di eroismo.
Per me fu una totale delusione vedere Chris Sharma alla conferenza del 13 Maggio a Palma di Maiorca nel teatro Xesc Forteza che, di fronte a 300 persone e alla domanda "ti sei mai trovato nella situazione di dover salvare qualcuno", rispose di sì, attribuendosi tutti i meriti del
salvataggio di Miguel.
Io mi chiedo, perchè uno scalatore forte e carismatico come Chris Sharma si compromette con un inganno così plateale e una bugia così penosa?
Quante menzogne come questa si nascondono dietro le quinte di King Lines?
E quante quelle raccontate da Chris Sharma?
L'ultima cosa che mia spettavo quando cominciai a scalare era trovarmi di fronte a tali bugie.
Sinceramente, mi immaginavo qualcosa di molto più onesto.
Le persone dimenticano rapidamente, ricordano solo quello che vogliono ricordare e chi è stato tenuto all'oscuro dei fatti preferisce un bel racconto alla verità.
NORA DORIAN
Questo articolo è stato pubblicata su Escalibur.eu per gentile concessione della rivista CampoBase
Tornar al llistat
06-03-2009
06-03-2009
07-03-2009
07-03-2009
06-03-2009