dallas700:
Martedi uggioso di metà novembre, dove una qualsiasi altra attività sarebbe stata sicuramente più congeniale dell’arrampicata. E invece siamo alle solite, si digeriscono a fatica le pessime previsioni meteo con mappe impietose e si parte lo stesso da casa, con il pensiero costante di buttare via un giorno di ferie. Poi addirittura, dopo innumerevoli volte che avevo trascinato gli amici in impossibili lotte contro il meteo, stavolta stavo per rinunciare e mi hanno convinto loro, ovvero Walther e Ulisse.
Ritrovo alle 6.50 e partenza da Bologna, saltiamo di netto il caffè ad Affi in modo da guadagnare mezzoretta sulla noiosa perturbazione attesa per le ore 12/13. La parete da lontano sembra umida ma per capire il dettaglio è necessario andare a vedere. Ci incamminiamo e velocemente raggiungiamo la “vecchia cava” di cui parlano le relazioni, una bella scritta vigorosa in rosso ci accoglie in questa umida mattina. Walther ha una mano acciaccata quindi lascia a me e Ulisse la spartizione delle lunghezze di corda da capocordata, come da programma parto io per percorrere i primi cinque tiri. Alle 9.15 inizio a salire i primi metri, vedo il primo fix abbastanza alto all’altezza di una zona decisamente umida, che velocemente oltrepasso per raggiungere una bella parete a liste orizzontali molto divertenti da prendere e tirare. Questo Leone inizia a piacermi, l’arrampicata è elegante e il grigiore del primo mattino lascia il posto ad un po’ di luce. Il secondo tiro offre una corta ma interessante parete fessurata in partenza, poi facile rampa verso sinistra fin sotto quello che dovrebbe essere il primo tiro più croccante. Procediamo allegri, tra commenti e discussioni varie come l’analisi dello zaino stile Nord dell’Eiger di Ulisse, che però non si sa bene il perché deve per forza arrampicare in maglietta. Terzo tiro, primi passi verso destra su roccia un po’ incerta poi traverso tecnico verso sinistra ma chiodato molto bene. Il 6a+ dichiarato mi pare un po’abbondante, ma la sezione è molto divertente. Segue un breve passaggio aggettante poi facili balze fino alla base di una placca di ottima roccia, con cui inizia il quarto tiro, che porta ad una lunga sequenza di muretti non difficili ma da proteggere (friends tra 0.5 e 1 BD). Sosta su due fix inspiegatamente molto alti alla base del primo tiro chiave. Qua cambia la musica, il Leone si fa più ruggente, il primo fix è alto ma forse è voluto e mi muovo con attenzione visto il bagnato presente. Eh sì, perche prima o poi quelle colate viste dal basso mi dovevano toccare, ma mi piace questo confronto visto che un po’ me lo sono cercato. Il diedro vale la giornata, sulla destra ci sono presoni enormi con coralli, in mezzo una cannetta bagnata da stringere bene per rimontare un muretto e giungere a un traverso verso sinistra. Qua capisco che il difficile deve ancora venire, ma ho un intuizione e rimango relativamente basso. In mano ho poco o niente ma in attimo mi trovo oltre, qua il 6a+ lo possiamo scomodare, il 6b dichiarato mi pare eccessivo. Ora una placca con appigli minimali permette di salire sulla sinistra per poi riprendere il diedro verso destra, in grado di offrire ancora passaggi da antologia. Sosta su due fix circa a metà di questo secondo diedro. Buona l’intuizione degli apritori ad aver trovato questi diedri sospesi, davvero belli. Bene ora la mia parte è finita e si va al cambio corde, come l’autista del bus passa le chiavi al collega a fine turno. Ulisse parte veloce, nella tasca ringhia la musica di Ligabue che ascoltavo nel secolo scorso ma la facciamo andare bene lo stesso (solo per oggi…). Ci porta fuori dal diedro che presenta ancora un tratto molto interessante, sosta su una comoda cengia. Il settimo tiro è forse quello più discontinuo e facile, dove occorre prestare attenzione a cosa si prende e si tira, sul finale un traverso verso sinistra porta alla base di una parete grigia di ottima roccia. Mentre arrampico con la testa in folle sul diedrino tecnico dell’ottavo tiro (6a), sento le prime gocce. Peccato perché c’è anche un timido sole, ma come diceva Ivaldo...quando “cielo riluce acqua o neve produce..” e difatti sono le 12.30 esatte, tutto come da previsione. Ormai mancano due tiri, non sarà una tragedia. Dopo la lodevole iniziativa di Ulisse di cambiare un cordone logorato alla S8, lo vediamo concentrarsi su una placca che considerata anche l’umidità per non dire il bagnato risulterà non banale (6a+), superata la quale verso sinistra le difficoltà gradualmente calano. Sosta verso sinistra su un cavo d’acciaio a servizio probabilmente di una falesia, sotto una fessura con scritta in nero “Leone”. Decimo tiro corto ma non banale, l’acqua inizia a colarmi dal casco ma ormai il Leone è domato. Ma si dai, un Leone bonario che però ci ha fatto divertire e apprezzare un tracciato logico e onesto nelle difficoltà. Difficoltà – intendiamoci - non paragonabili ai 6a+/6b di Brentino Classica. Bene, dopo la merenda in cima siamo pronti per la discesa, adesso piove per bene e bagna veramente. Fortunatamente dopo le roccette della prima parte, il lecciodromo oggi non ne ha voglia di bastonarci e velocemente siamo alla macchina giù a Tessari. Pioggia e fango, pareti cupe e bagnate. Cosa c’è di meglio che andare a vedere se la Gigia al bar di Brentino ci può fare tre birre? E difatti, nella luce soffusa del locale, o meglio solo quella che entra dalla finestra, ripercorriamo le fasi salienti della salita e le gags della giornata. Fuori dal bar, le pareti del Monte Cimo bagnate e scure come cattedrali gotiche ci dicono che ci sarebbero qui altri Leoni da scalare meno accomodanti di quello di Nemea, ma è necessario nel caso venire fortemente motivati….e con il Sole!