Monte Cimo - Brentino | Boomerang

Babilonia

Tapia

Informaciones

  • Monte Cimo - Brentino
  • Boomerang
  • dallas700
  • 150 m - 6 largos
  • 7a
  • 6b
  • S1
  • I
  • 28-05-2023

Felicitaciones

dallas700: Gli amici Ric e Ulisse, quelli che hanno la metà dei miei anni, volevano una via “dura” e senza “verdura”. Per una volta li assecondo e dal cilindro gli tiro fuori Babilonia. Dentro di me mi ero detto: dai che te la fai tutta da secondo divertendoti e rispolveri la staffa sullo strapiombo di 7a. Invece la staffa e l’A0 sono stati una costante (purtroppo) per buona parte della via, che ho trovato più dura di quello che immaginavo. D’altra parte l’allenamento è quello che è, però i gradi mi sono sembrati molto solidi. Comunque va bene dai mi sono divertito lo stesso, Brentino è sempre Brentino, ci si ricade sempre, ogni volta è un’avventura, sempre diversa, le cui costanti dell’equazione sono immutabili e ormai note. La compagnia era ottima, il caldo mitigato da una piacevole brezza (solo da metà via in su’….prima un sudario), il vuoto sotto i piedi perfetto a inizio stagione per risvegliare l’istinto di sopravvivenza, bella roccia. Poi da ultimo la conclusione che mette pari ogni dubbio, ragionamento, valutazione…..la sosta obbligatoria dalla Gigia al Bar Malù. Davanti alla pancetta salamata (sta bene sia nella piada che nel panino!) e alla birra fresca anche le ore appesi e il male ai piedi diventano immediatamente un lontano ricordo. Ragazzi grazie per la bella giornata! Breve descrizione: si lascia l’auto nello piccolo spiazzo sulla strada in località Turan, poi passando sotto una sbarra seminascosta ci si avventura nella giungla tramite una mulattiera in piano. Al primo ometto rilevante, si inizia a salire a sinistra. Si sale con varie svolte e traversi seguendo gli ometti e i bolli rossi sbiaditi, caldo e umidità da bagno turco, il bosco di lecci non tradisce mai. Incontriamo anche dei quadrupedi tipo stambecchi, quindi la zecca oltre che garantita sta già risalendo all’interno dei pantaloni. Cercando di non sbagliare, si arriva di fronte alla targa in legno con scritto “Davide Tomelleri”. Procedere lungamente sulla buona traccia che corre sotto alla parete (ma non in prossimità), poi dove scende leggermente non dubitare e continuare, arrivando ad un grosso ometto (poco dopo, mi pare, aver oltrepassato un cartello LAAC che parla della via “Nato sotto un Cavolo”) e brevemente a sinistra all’attacco della via. Scritta sbiadita alla base. L1 che parte con uno strapiombo che danno 5c (boulder), mi spiace ma non sono d’accordo per niente! Considerare pure 6a (boulder). Segue arrampicata poco entusiasmante, roccia rotta e vegetazione, alcuni passi difficili. Lunghezza poco divertente. Sosta comoda su catena. 40 metri. 6a. L2, quello chiave, impegnativo già arrivare allo strapiombo, che si aggira poi a sinistra con arrampicata atletica e piedi molto alti, più congeniale per chi non passa il metro e settanta. Si esce a sinistra all’espostissima sosta appesa molto scomoda. 20 metri. 6c+/7a in libera. Molto faticoso anche in A0/A1. L3, il più bello! Come da tutti riportato, roccia verdoniana a buchi e lame, chiodatura che si allunga un pelo. Placca piuttosto verticale, 6b solido. A metà del tiro sulla destra si trova una sosta con catena forse utilizzata in fase di chiodatura, da traslasciare. Sosta appesa scomoda. 25 metri, 6b. L4. Partenza difficile con pochi piedi e fessura sfuggente da prendere, poi dopo qualche metro più rilassante, strapiombo impegnativo con uscita di non facile lettura. 6b+ a tutti gli effetti. Si va a sostare comodamente su una cengia a gocce, catena. 30 metri, 6b+. L5. Partire verso sinistra anche se non evidente, un vecchio fix verde. Giunti ad un’altra catena (ultima sosta di Nato sotto un cavolo) salire la parete marrone di calcare non solidissimo fin sotto al tetto. Ora segue una traversata espostissima verso destra ma con chiodatura ravvicinata, il 6a+ dichiarato mi pare molto stretto se confrontato con altre vie a Castel Presina (tipo Evitando il Frio). Sosta assurda appesa scomodissima (catena), due metri più in alto è presente un comodo terrazzino che sarebbe stato perfetto. Sviluppo 25 metri. 6b L6. Seguendo i fix ci si porta prima in verticale poi verso destra, ad una paretina non perfetta cui segue una notevole placca di roccia lavorata dall’acqua. 25 metri, 6a. Se si vuole scendere in doppia, fermarsi alla prima catena, diversamente continuare nel vegetato fino ad una seconda catena. Discesa: noi abbiamo optato per la discesa a piedi. Dall’ultima sosta salire nel bosco e dopo 50 metri si perviene a una larga stradina forestale che a destra porta a Castel Presina, in alcuni punti ci sono i segnavia CAI. Prendere verso Sud e dopo una decina di minuti, oltrepassata una torre di osservazione dei cacciatori, si trova una grosso ometto e una targhetta metallica mezza inghiottina dall’albero. La traccia si inoltra nel bosco e tutto sommato è evidente. Ci sono ometti e qualche segno rosso sbiadito. Dopo una parte in discesa, si procede lungamente verso Nord. Qua non bisogna avere fretta, non sarà veloce tornare al Turan. Ci sono cenge esposte, alcune con vecchie corde come mancorrente, terreno su cui fare attenzione. Ad un certo punto si passa sotto ad alcune vie, si è circa a metà della discesa che insiste ancora verso Nord. Giunti alla targa “Davide Tomelleri” si ripercorre a ritroso il percorso fatto al mattino. Circa 1 ora e mezza dall’uscita della via.

Comentarios

  • isi quinos coi giovani

    29-05-2023


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