Climbest way

Martedì, con Ale, in eplorazione a Rio Vitoschio, mi innamoro di questa gran bella via che sento particolarmente congeniale, quasi fosse stata plasmata apposta per me. Trovo qualche difficoltà nella partenza un po' atletica ma poi, sopra, parte un viaggio su roccia lavoratissima e generalmente compatta che richiede un sapiente uso dei piedi per spostamenti a volte delicati con prese quasi sempre discrete. Un paio di giri e uno scivolone sfortunato mi riportano a casa con le mani bucherellate ma con la via ormai fissa in mente. Così questa mattina, alle 9:45, eccomi di nuovo nella piccola gola del Rio Vitoschio, in compagnia di Ale e del Maestro, per conquistarmi la mia via. Un po' morbido come 7a - convengono - e riconosco che hanno ragione. Parto serena, infilo il boulder senza fatica, procedo delicata e tranquilla e.. cado sotto la catena.. praticamente con due ronchie in mano!! Nuoooo!! Dura dopo riprovarla, qui l'emozione mi ha giocato un brutto scherzo. La via ormai è al sole, aspetto il pomeriggio, frustrata. Quando torna l'ombra, non sono del tutto convinta ma riparto: temo di fregarmi di nuovo con le mie mani. Alla sicura il Maestro. Infilo il boulder, con molta più fatica di prima e appena sopra mi fermo a sghisare. Ho un buco sanguinante in un dito, ma chissene! sono concentrata. Ai piedi, le miura da battaglia - n. 35 - che uso in rare occasioni mi infondono sicurezza con la loro mescola seminuova. Con calma, quasi a non voler disturbare nessuno, procedo piano piano, calibrando bene gli spostamenti, il peso, respirando, senza stringere mai troppo le prese. Arrivo in vista catena e sento da sotto grida di incoraggiamento (la falesia era imballata), il Capo e il Pesantone che mi caricano le molle dal grottone.. con convinzione vado, agguanto il presone a fianco della catena e, mentre passo la corda nel mosco, non riesco a trattenere un grido adrenalinico liberatorio, un po' alla Sharma! Grazie ad Ale e a Marcello per la pazienza e per aver condiviso con me questo traguardo.